Abbiamo il piacere di presentarvi una versione restaurata del video del Maestro Tsuda che recita il Nô. Grazie a Nicolas Déflache per questo restauro sonoro.
Il Maestro Tsuda, in occasione dello stage d’estate del 1981 a Coulonges-sur-l’Autize, recita un estratto del teatro Nô.
Prima di cominciare, il Maestro Tsuda presenta la storia.
Ecco la trascrizione della presentazione:
«È in relazione con una leggenda. Una volta, c’era un giovane monaco che faceva il pellegrinaggio e ogni volta che si fermava in un paese era ospitato da qualcuno che aveva una figlia piccola e, per scherzo, suo padre ripeteva: “Eh, questo monaco, sarà il tuo futuro marito!”
E la figlia cresce con questa promessa. E un giorno dice al monaco di passaggio: “Ma quando ha intenzione di sposarmi?”
Allora il monaco è preso dalla paura. Scappa dalla casa perché gli era vietato sposarsi, e la ragazza lo ha inseguito per monti e per valli. Alla fine, il monaco ha attraversato un fiume e lei si è trasformata in serpente.
Il Monaco trova rifugio nel tempio Dojo-Ji spiegando questa storia ai bonzi del tempio che decidono di dargli asilo. Quindi gli dicono “si nasconda nella campana”.
La campana, è enorme e può nascondere varie persone, quindi si è nascosto là dentro.
E il serpente arriva, lo cerca dappertutto; alla fine, si arrotola intorno alla campana e batte con la coda e la campana si scioglie e il monaco è bruciato.
Allora il Waki dice “non siate colpiti da questo evento” e qualche tempo dopo si è voluto ricostruire la campana.
Da allora, il giorno dell’inaugurazione della campana i Monaci hanno vietato alle donne di entrare nelle mura del tempio.
Arriva una giovane danzatrice che chiede di vedere la campana. “No, è vietato alle donne!” “Sì, ma io sono una danzatrice e vorrei lo stesso celebrare questa inaugurazione con la mia danza.”
Alla fine, l’hanno lasciata entrare.
Allora sulla scena porta un grande cappello alto, così e poi si mette a danzare. Una danza un po’ frenetica, molto a scatti che mostra che c’è un eccesso isterico.
Nel frattempo c’è una grande campana sospesa al soffitto. Un po’ prima c’è una corda che la trattiene all’anello, dietro il coro, e qualche minuto prima, le persone del coro disfano il nodo e aspettano così; ce ne sono tre, quattro, è molto pesante.
E poi questa danzatrice arriva in mezzo alla scena.
Alla fine si mette sotto la campana e hiep! salta, allo stesso tempo la campana cade. Quindi la campana è qui, pofff! Come se la danzatrice fosse assorbita dalla campana.
È difficile perché se c’è una frazione di secondo di ritardo l’attore cade e la campana arriva dopo oppure se si salta troppo presto, si batte la testa. È molto difficile. Bisogna che dia l’effetto di assorbimento.
E poi nella campana l’attore cambia maschera, cambia creatura. Porta una maschera da demone e dei vestiti da demone. E poi, dopo la campana è in abito da demone. Inizia a fare il secondo atto.
Èil passaggio di questo momento in cui la danzatrice arriva.
Danza e viene fino al centro della scena e in un colpo solo salta e la campana cade.»