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Vivere Seitai

di Régis Soavi. 

«Il Seitai 整体 ha, prima di tutto, a che fare con l’individuo nella sua individualità, e non con un uomo medio secondo un calcolo statistico. La vita stessa è invisibile ma, manifestandosi negli individui, dà luogo ad un’infinità di formule diverse.1» ( (Tsuda Itsuo)

Seitai: filosofia o terapeutica?

Seitai Kyōkai di Tokio 整体協会. Seduta di Katsugen Undo nel 1980.
Seitai Kyōkai di Tokyo 整体協会. Seduta di Katsugen Undo nel 1980.

Il Seitai, e il suo corollario il Katsugen undo 活元運動 (2), sono riconosciuti in Giappone dagli anni sessanta dal Ministero dell’educazione (oggi Ministero dell’educazione, della cultura, degli sport, della scienza e della tecnologia) come un movimento d’educazione. Non sono riconosciuti come una terapeutica – che sarebbe riconosciuta dal ministero della sanità. L’ambiguità tra i due viene tuttavia mantenuta da un gran numero dei suoi divulgatori.
Dalla pubblicazione nel corso degli anni settanta dell’opera di Itsuo Tsuda, il Seitai fa sognare tra le fila delle numerose persone che si interessano alle tecniche New-age, Orientalisti o altri. Talora ci si improvvisa tecnici, talora si aggiungono degli “ingredienti seduttori” come scriveva lo stesso Tsuda sensei. È tempo di mettere un po’ d’ordine, di tentare di richiarire tutto questo, e per questo basta fare riferimento tanto all’insegnamento di Itsuo Tsuda che ai testi originali del creatore di quest’insegnamento, di questa scienza dell’umano, di questa filosofia.

Haruchika Noguchi sensei

Noguchi Haruchika sensei (1911-1976), fondatore del Seitai.

Questo Giapponese, fondatore dell’Istituto Seitai (3), è l’autore di una trentina di libri di cui tre sono stati tradotti in inglese. È anche lo scopritore di tecniche che permettono di far scattare il Movimento rigeneratore in quanto ginnastica del sistema involontario (4). Molto giovane, Haruchika Noguchi 野口晴哉 scopre di avere una capacità che pensa sia unica e “extra-ordinaria”: quella di “guarire le persone”. Questa capacità, la scopre in occasione del grande terremoto del 1923 che devasta la città di Tokyo, alleviando una vicina che soffre di dissenteria, semplicemente posandole la mano sulla schiena. Molto rapidamente la voce si diffonde, e le persone si precipitano all’indirizzo dei suoi genitori per ricevere delle cure. Egli si accontenta di posare le mani sulle persone che se ne vanno alleviate dai loro malanni. Comincia allora una carriera di guaritore, ha solo dodici anni, la sua reputazione assume una tale ampiezza che all’età di quindici anni apre il suo primo dojo nella stessa Tokyo. Ma Noguchi sensei si pone delle domande: qual è la forza che agisce quando posa le mani e perché lui solo detiene questo potere? Invece di approfittare di ciò che pensa essere un dono e sfruttarlo, ricerca, s’interroga, comincia a studiare come autodidatta. Per anni ricerca delle soluzioni ai problemi che gli pongono i suoi clienti attraverso le conoscenze che provengono dall’agopuntura dell’antica medicina tradizionale cinese, che studia con suo zio, dalla medicina giapponese (kampo 漢方), dai diversi tipi di shiatsu e kuatsu, e anche dall’anatomia occidentale, ecc. La sua fama è tale che viene conosciuto e riconosciuto anche internazionalmente. Incontrerà infatti in seguito numerosi terapeuti alcuni dei quali sono già, o diventeranno, famosi, come Masahiro Oki, il creatore dell’Oki-do Yoga, o Akinobu Kishi sensei, creatore dello shiatsu Sei-ki, o anche, più conosciuto in Francia, Moshé Feldenkrais, con cui avrà degli scambi in numerose occasioni. Ma ha già compreso che questa forza che sente in sé non gli appartiene in quanto individuo, e che esiste invece in tutti gli esseri umani ed è ciò che chiamerà più tardi la forza di coesione della vita.

Il Seitai: una visione globale

Régis Soavi
Régis Soavi

È negli anni cinquanta che il Maestro Noguchi cambia completamente orientazione. Attraverso la propria esperienza pratica e i propri studi personali, giunge alla conclusione che nessun metodo di guarigione può salvare l’essere umano. Abbandona la terapeutica, concepisce l’idea di Seitai e il Katsugen undo. Già in quel periodo dichiara: «La salute è una cosa naturale che non richiede alcun intervento artificiale. La terapeutica rafforza i rapporti di dipendenza. Le malattie non sono delle cose da guarire, ma delle occasioni di cui bisogna approfittare per attivare l’organismo e riequilibrarlo» (5), tutti temi che riprenderà più tardi nei suoi libri. Decide quindi di smettere di guarire le persone e di diffondere il Katsugen undo, così come yuki 愉氣 (6), che non è la prerogativa di una minoranza, ma un atto umano e istintivo.
La conclusione cui giungono le ricerche fatte da Haruchika Noguchi sensei ci porta a vedere il Seitai come una filosofia – e quindi non come una terapeutica – ed è lui stesso che lo definiva così nei suoi libri (7). Ciò non vuole dire che quello che faceva e insegnava non avesse conseguenze sulla salute, bensì il contrario perché il suo ambito di competenza era al servizio delle persone e consisteva nel permettere agli individui di vivere pienamente. Malgrado ciò un certo numero di persone, sia alla sua epoca sia oggi, sono state infastidite da un’opinione così radicale e ciò portò, per chi voleva vedere e comprendere solo secondo la propria opinione, una confusione tra cose di natura diversa. Ne conseguì che esse privilegiarono il sostegno alle persone a scapito del risveglio dell’essere.
L’abilità tecnica di questo grandissimo maestro era unanimemente riconosciuta in Giappone, era stato anche il presidente dell’associazione dei terapeuti manuali nel periodo prebellico. Ma il suo lavoro, che considerava un accompagnamento, una guida, un’orientazione Seitai, andava molto al di là del guarire le persone che si recavano da lui, si trattava piuttosto di permettere ad ognuno di ritrovare la propria forza interiore e per questo era di un’incredibile efficacia.
Spiega che molto spesso è il Kokoro 心 (8) che è affetto, che è perturbato e che basta condurre questo Kokoro nella buona direzione perché la persona ritrovi la salute che aveva perso. Fare scorrere il Ki nella buona direzione era la sua tecnica privilegiata, questo può sembrare piuttosto facile, ma le cose stanno in tutt’altro modo. Non ci si improvvisa guida Seitai, non si tratta di cercare tramite dei trucchi di stimolare questa o quella parte del corpo ma di comprendere, di sentire da dove viene il problema per permettere questo scorrere del Ki nella buona direzione e per far lavorare la vita. Noguchi sensei aveva un’intuizione straordinaria e la qualità delle sue sensazioni, la finezza della sua osservazione ne facevano veramente un uomo eccezionale e anche qualcuno che alcuni dei suoi contemporanei consideravano temibile da un certo punto di vista a causa della sua estrema perspicacia.

Itsuo Tsuda (1914-1984). Introdusse il Seitai in Europa negli anni ’70 dopo aver studiato per vent’anni con Noguchi sensei.

Un sogno

La salute è diventata un sogno tecnologico. Siamo passati dalla concezione del diciannovesimo secolo, così ben riassunta da Jules Romain nella sua opera teatrale Knock ou le Triomphe de la médecine, in cui si considera che ogni persona in salute è un malato che non sa di esserlo, alla concezione del ventesimo secolo che pretendeva di sradicare la malattia grazie alla chimica farmaceutica e ai raggi. Il ventunesimo secolo, invece, ci propone di risolvere tutti i problemi con la genetica o il transumanesimo.
L’analisi si vuole sempre più minuziosa, si è passati dalla dissezione al sequenziamento. Tagliando l’essere umano in pezzi sempre più piccoli, fino alle cellule e ora ai geni e anche di più, si perde di vista l’insieme, ci si allontana dalla nozione di individuo (dal latino individuum: ciò che è indivisibile) e curiosamente la conseguenza è che si è obbligati a trattare l’umano in generale e non più in particolare. L’essere umano appare come un accumulo di parti. Ogni parte del corpo ha il proprio specialista, psichica compresa ovviamente, e tutti si occupano del sintomo del loro cliente. Per delle ragioni ideologiche o religiose, o quando il risultato atteso non arriva con la medicina classica, ci si rivolge verso le medicine chiamate parallele. Può trattarsi sia di metodi ancestrali di gran valore sia di piccole truffe. C’è attorno a noi una quantità di ricette diffuse da internet, e ritrasmesse dai nostri amici e conoscenti, ognuno dei quali pensa di detenere la soluzione ai nostri problemi di salute, di energia, o semplicemente a un qualsivoglia disturbo.

Il sintomo

Ci si accanisce a guarire il sintomo, perché è ciò che ci disturba. Certo, non si può negarne l’importanza, è il segno, spesso il rivelatore, di un problema che non si era ancora percepito. Ma è anche e soprattutto la manifestazione del lavoro dell’organismo per risolvere la difficoltà. Spesso i problemi del corpo sono compresi male e li si vuole risolvere il più velocemente possibile senza cercarne realmente la causa profonda. Basta far scomparire il sintomo perché tutti siano contenti, perché si pensi di essere guariti, mentre molto spesso si è semplicemente scostato il problema e, a volte persino, impedito al corpo di reagire.

Il corpo ha delle ragioni che la ragione non conosce

Hirochika Noguchi, figlio maggiore del fondatore del Seitai, con Régis Soavi, durante la sua visita a Parigi nel novembre 1981

Non esiste un corpo perfetto e immutabile, il corpo si muove senza sosta all’esterno come all’interno, è la vita stessa che vuole questo. Ma bisogna pur prendere in considerazione che questo movimento o piuttosto questi movimenti sono anche il risultato delle nostre tendenze corporali, che queste derivano dalla nostra nascita, dai nostri geni, così come dall’uso che facciamo del nostro corpo tramite il lavoro, lo sport, le arti marziali, e quindi in generale tramite qualsivoglia attività. Per esempio, c’è un fenomeno piuttosto ricorrente nelle arti marziali e negli sport in generale: aver male a uno, o alle due ginocchia. La risposta più comune è trattare il dolore nel punto in cui si trova, anestetizzarlo, impedirgli di gonfiarsi, ecc. In realtà, in casi di questo tipo come in molti altri, si sta dimenticando oppure negando che questo fenomeno è una risposta naturale dell’organismo a un problema di ordine molto più vasto, un problema di postura o un cattivo utilizzo del corpo.
Haruchika Noguchi ci ha lasciato uno strumento estremamente prezioso che permette di comprendere meglio gli esseri umani in funzione della polarizzazione dell’energia (del Ki) nelle diverse regioni del corpo. Questo strumento, il concetto di Taiheki 体癖 (9), ci offre la possibilità di percepire l’individuo nel proprio movimento inconscio attraverso le abitudini corporali e quello che ne è il risultato. Noguchi sensei usava un sistema di comparazione basato sul mondo animale, concepito all’inizio delle sue ricerche come un’osservazione minuziosa del movimento umano, che ridusse per ragioni d’insegnamento a sei gruppi che comprendevano in tutto dodici tendenze principali. Ciascuno dei primi cinque gruppi è in relazione con un vertebra lombare e un sistema corporale (urinario, pelvico, polmonare, ecc.), l’ultimo invece descrive uno stato generale del corpo.
Queste tendenze che derivano dalla coagulazione e dalla stagnazione del ki hanno come causa gli irrigidimenti o le mollezze del corpo quando non riesce più a rigenerarsi, a rimettersi dalle fatiche che gli sono imposte.
Facciamo un esempio in modo da rendere la cosa concreta: molte persone hanno tendenza ad appoggiarsi più su un gamba che sull’altra. Questa tendenza può essere il risultato (tra le altre cose) del lateralismo o della torsione, come vengono chiamati nel Seitai, che sono come altre deformazioni corporali assolutamente involontarie; non sono altro che il risultato, la risposta dell’organismo che cerca di mantenere il corpo in equilibrio.
Nel caso della torsione, la gamba d’appoggio serve per prepararsi a scattare per attaccare o per difendersi, in tutti i casi per vincere; con il lateralismo si tratta piuttosto di uno stato che deriva da tendenze digestive e sentimentali con una deformazione a livello della seconda lombare, questo stato spinge alla concertazione, alla diplomazia. In questi due esempi, sarà sempre la stessa gamba che serve da punto d’appoggio ed è per questo motivo che supporta permanentemente la maggior parte del peso, quindi si affatica e tende a usurarsi maggiormente e a diventare rigida. L’insieme dell’organismo soffre di questa dissimmetria e, in particolare, ovviamente in primo luogo la colonna vertebrale. Per mezzo di un rigonfiamento dovuto a un apporto di liquido o grazie a un dolore, e spesso anche tramite entrambe le reazioni, l’organismo cerca di alleviare il ginocchio che porta il tributo più pesante, impedendoci di utilizzarlo fino alla guarigione, cioè fino a che non si ristabilisce l’equilibrio del corpo nel suo insieme. Se si impedisce questo sviluppo forzando lo sgonfiamento e sopprimendo il dolore, il corpo diventato insensibile continuerà ad appoggiarsi sullo stesso lato e la situazione peggiorerà. Il corpo cercherà di ritrovare l’equilibrio in tutti i modi, all’inizio rinnovando i problemi alle ginocchia appena ritrova la sensibilità in questo punto, poi poco a poco sono le anche che iniziano a compensare la mancanza di flessibilità e alla fine la schiena, cioè la colonna vertebrale, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Il mal di schiena non è considerato come il problema più comune nella nostra civilizzazione e anche forse come il “male del secolo”? La soluzione è sopportare il dolore in silenzio? Non è il punto di vista del Seitai, ma mantenere l’equilibrio dall’inizio, dalla nascita, consiste nell’accettare le piccole perturbazioni e nel guidare il corpo nella buona direzione nel quotidiano, giorno dopo giorno. Se non si sono rispettate le manifestazioni del proprio organismo diventa necessario passare attraverso un riapprendimento corporale, un riequilibrio lento ma profondo. Se invece non si accetta il lavoro del proprio corpo, bisognerà allora accettare la desensibilizzazione progressiva, l’irrigidimento progressivo e le sue conseguenze: una certa forma di Robotizzazione o l’indebolimento e l’incapacità di reagire.

Vivere Seitai

Noguchi sensei considerava che occuparsi dei bambini a partire dalla nascita era già tardi. I mesi della gravidanza, il parto, le prime cure da dare al bebé facevano parte integrante delle sue preoccupazioni riguardo la vita futura del bambino. Itsuo Tsuda sensei ci dà nei suoi libri numerose indicazioni sulla gravidanza, il parto, l’allattamento, la nutrizione, lo svezzamento, i primi passi, ecc. e in particolare nel quarto volume intitolato Uno. Il Seitai non stabilisce delle regole da seguire in ogni circostanza, non si tratta di trovare una buona soluzione ai problemi della prima infanzia, dell’infanzia, o dell’adolescenza come in un libro di puericultura o di pedagogia. Il Seitai si occupa delle manifestazioni della vita senza a priori, permette di guidare i genitori pur permettendo loro di sviluppare la propria intuizione grazie a un dialogo nel silenzio con il bebé e poi con il bambino piccolo. Per chi non ha avuto la fortuna, o a volte la possibilità di lasciare il corpo lavorare in funzione dei propri bisogni, restano ancora delle possibilità di ritrovare uno stato di salute? È a questo punto che interviene la pratica del Katsugen undo.
È una pratica di una grande semplicità che comincia con una condizione indispensabile: non pensare. Tsuda sensei chiamava ciò “svuotarsi la testa”. Ne La scienza del particolare, ci spiega cosa intende con quest’espressione: “Svuotare la testa! Se ne comprende la necessità oggi, che la testa è diventata una pattumiera nella quale la fermentazione continua ventiquattro ore su ventiquattro, per produrre l’inquietudine del presente, e la paura dell’avvenire.
Che cosa chiamiamo “svuotarsi la testa”? Non si tratta, beninteso, dello stato comatoso nel quale la coscienza è perduta. Si tratta di uno stato in cui la coscienza smette di essere perturbata dalla successione delle idee. Al posto della cerebralizzazione eccessiva, la vita comincia a risvegliarsi nelle parti del corpo fino ad allora lasciate in letargo.” (10)

La nozione di individuo nel Seitai

Per H. Noguchi sensei, l’essere umano diviso in parti non esiste, esiste sempre in quanto corpo unico.
Alla luce delle scoperte più recenti ci si rende conto, per esempio grazie alla teoria delle fasce, dell’interazione esistente tra le diverse parti del corpo, anche se sono a volte estremamente distanti tra loro. Alcune di queste teorie hanno permesso di riabilitare delle tecniche ancestrali provenienti da lontani paesi, finora incomprese nella loro profondità e molto spesso poco rispettate dalla scienza medica occidentale. Altre scoperte, riportate in particolare da M.-A. Sélosse nel suo libro Jamais seul (11), hanno messo l’accento sull’aspetto simbiotico dell’individuo, sull’interazione esistente tra i batteri e il corpo: l’essere umano non è più considerato in modo separato, la biologia moderna intravede in modo flagrante il suo carattere di simbionte. Una volta di più, una volta ancora dovrei dire, si è obbligati a considerare l’individuo nel suo insieme.
Ciononostante, malgrado un’epoca in cui le scoperte tecnologico-scientifiche hanno considerevolmente aumentato la conoscenza sull’essere umano, dal punto di vista del Seitai poche cose sono cambiate, resta lo stesso di sessanta o settant’anni fa; le cause che lo perturbano, che perturbano il suo Kokoro sono diverse, ma l’essere umano in sé resta lo stesso. Si può anche constatare purtroppo che numerosi corpi e menti sono più fragili al giorno d’oggi in cui le ideologie sulla salute hanno creato degli individui profondamente dipendenti da specialisti di ogni sorta, generando un certo tipo di alienazione a volte difficile da comprendere o da analizzare per chi non ha una visione d’insieme della società. L’abisso verso il cui fondo ci dirigiamo richiede che ognuno riprenda in mano se stesso in modo individuale ed è forse su questo che l’orientazione Seitai ci può chiarire: fornendo all’individuo uno strumento unico per ritrovare la propria autonomia, riappropriarsi della propria vita e viverla pienamente. È per questo che la pratica di Katsugen undo e lo Yuki sono le due attività proposte dalla Scuola Itsuo Tsuda, perché sono l’Alfa e l’Omega della pratica del Seitai.

 

Notes:

  • 1 Itsuo Tsuda, Il Non-Fare, Yume editions, 2014, p. 77.
  • 2 Traduzione italiana: Movimento rigeneratore (di Itsuo Tsuda).
  • 3 Seitai Kyōkai 整体協会.
  • 4 Si tratta più precisamente di un esercizio del sistema motorio extra-piramidale.
  • 5 Haruchika Noguchi, Colds and their benefits, Zensei Publishing Company, trad. ingl.
  • 6 Yuki: atto di concentrazione dell’attenzione che attiva la forza vitale dell’individuo.
  • 7 Haruchika Noguchi, Order, Spontaneity and the body, Zensei Publishing Company,
  • 8 Kokoro, cuore e spirito, facoltà di ragionamento, di comprensione, e volontà dell’uomo non come opposto alla sua dimensione corporea, ma come ciò che la anima.
  • 9 Abitudini corporali.
  • 10 Itsuo Tsuda, La scienza del particolare, Yume Editions, 2019, p. 167.
  • 11 Marc-André Sélosse, Jamais seul, Actes sud, giugno 2017.

 

“Un’estinzione biologica e culturale in corso?”

Marc-André Selosse è biologo e professore del Museo di storia naturale e insegna in diverse università in Francia e altrove. Le sue ricerche si concentrano sulle associazioni a vantaggio reciproco (simbiosi), e i suoi insegnamenti riguardano i microbi, l’ecologia e l’evoluzione. Nel 2020, poco tempo prima del primo confinamento, il dojo Tenshin doveva accoglierlo per una conferenza sul microbiota. A causa della situazione questa conferenza non si è potuta tenere, ma speriamo di poter concretizzare questo invito appena possibile. Nell’attesa vi invitiamo a scoprire le sue appassionanti ricerche, tramite due video e l’articolo che avevamo scritto a proposito del suo libro « Jamais seul » e dei punti di convergenza con il Seitai.

Marc-André Selosse : “Un’estinzione biologica e culturale in corso?”

Estratto “Il microbiota biologico che è in noi sta male, sta svanendo e colpisce direttamente la nostra salute: soffriamo di queste “malattie della modernità”, che toccano il nostro sistema immunitario (allergie, asma, malattie auto-immuni?), il nostro sistema nervoso (Alzheimer, Parkinson, autismo?), il nostro metabolismo (diabete, obesità?). Constatiamo che il microbiota è meno diversificato negli individui malati che negli individui sani. Nel 2025, queste malattie della modernità, legate alla regressione del nostro microbiota, toccheranno un Europeo su 4.”Per continuare, cliccate sul video:Intervento al convegno organizzato dalla Fondazione per la biodiversità casearia il 14 settembre 2021 nel quadro del Mondial du Fromager di Tours.

Marc-André Selosse, la Medicina di fronte all’evoluzione

Marc-André Selosse risponde alla domande del Consiglio dell’Ordine dei Medici di Yvelines

Ciò che ci unisce: microbiota e terreno umano

di Fabien R. febbraio 2020Dall’alba delle nostre civiltà, l’azione dei microbi modella la nostra alimentazione, permette la conservazione e il consumo degli alimenti (pane, formaggio, vino, verdure?). Addomesticati empiricamente da millenni, i microrganismi che intervengono in questo processo sono stati identificati solo abbastanza di recente, meno di 200 anni fa.Ed è solo ancora più recentemente che gli scienziati hanno cominciato a studiare il microbiota, cioè l’insieme di batteri, funghi, virus, ecc. che sono ospitati da un organismo-ospite (l’essere umano per esempio) e vivono in un ambiente specifico di quest’ospite come la pelle o lo stomaco.La maggior parte di noi non sospetta che la nostra vita dipenda da una stretta associazione, chiamata simbiosi, che stabiliamo naturalmente con diverse decine di miliardi di batteri che popolano la superficie del nostro corpo e fino in fondo ai nostri intestini. Ci si considera come al di sopra, indipendenti da qualsiasi influenza microbica, con la notevole eccezione di chi è raffreddato che si sente spesso dire: “Ah, ma non mi rifilare i tuoi microbi!” Il microbiota viene quindi considerato, nel migliore dei casi solo perché può o potrebbe avere un potenziale patogeno. Questa visione, attualmente superata ma sempre onnipresente, del microbo visto come nefasto ha profondamente influenzato il nostro rapporto con la Natura, con i nostri corpi e più globalmente con la vita. Che si tratti di pesticidi in agricoltura, di saponi battericidi o gel disinfettanti sulla nostra pelle, questi prodotti, eliminando indiscriminatamente i microrganismi favorevoli e quelli sfavorevoli ai loro ospiti, creano le condizioni per un impoverimento del terreno – quello dei nostri campi come quello delle nostre mucose.Queste azioni igieniste ripetute nel tempo, fin dal parto, impediscono, nell’essere umano, una maturazione del sistema immunitario che più tardi non sarà più in grado di riconoscere il corpo di cui fa parte oppure avrà delle reazioni sproporzionate. La nostra epoca è anche quella delle malattie auto-immuni e delle allergie[1].I principi Seitai, nell’opera di Haruchika Noguchi[2], partono da un punto di vista radicale: intuitivo piuttosto che analitico. Basandosi sulla propria esperienza trentennale di guaritore, H. Noguchi rinunciò all’idea di terapeutica negli anni ’50 perché aveva constatato che essa indeboliva gli organismi degli individui e li rendeva dipendenti dal terapeuta. Ciò lo portò a considerare la salute in un modo completamente diverso prendendo atto che le reazioni del corpo sono le manifestazioni di un organismo che reagisce per ritrovare il proprio equilibrio. « La malattia è una cosa naturale, è uno sforzo dell’organismo che tenta di recuperare l’equilibrio perduto. [?] È bene che la malattia esista, ma bisogna che gli uomini si liberino dal suo assoggettamento, la sua schiavitù. È così che Noguchi è giunto a concepire la nozione di Seitai, la normalizzazione del terreno, se si vuole. »[3].Questo riequilibrio è l’opera del sistema involontario, non dipende dalla nostra volontà. Comporta dei sintomi che coinvolgono il microbiota. Per esempio i flussi che espellono fuori dal corpo i germi sfavorevoli (raffreddori, diarree)[4], la funzione regolatrice della febbre oppure la funzione antibiotica della carenza di ferro nelle donne incinte[5].

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foto di Jérémie Logeay
La filosofia Seitai ha questa peculiarità di vedere l’essere umano come un tutto indivisibile. Non c’è separazione tra lo psichico e il fisico. La traduzione della parola Seitai è “terreno normalizzato”. Questa nozione in H. Noguchi è globale. Copre in parte la nozione di microbiota. Quest’ultimo è per noi come la terra che circonda le radici di un albero, è la Natura che vive in armonia e in collaborazione in ognuno di noi, senza neanche che ne siamo consapevoli. È per questo che non siamo mai soli.Considerare i microbi come nefasti e combatterli oppure approfittare del loro aiuto e collaborare naturalmente con loro è una questione di orientamento interiore. Privilegiare un igienismo ad oltranza o favorire ciò che Selosse chiama “la sporcizia pulita”[6]. dipende da questa stessa scelta.L’espressione “Coltivare il proprio giardino”[7]. prende allora un senso nuovo e concreto. Tutto dipende da noi.Laddove l’istinto è scomparso, è necessario mettere a disposizione le scoperte scientifiche. Pur essendo autodidatta, H. Noguchi era perfettamente al corrente della scienza della propria epoca. Ciò nutriva le sue riflessioni e le sue intuizioni. È nello stesso spirito che siamo onorati di accogliere Marc-André Selosse che presenterà le scoperte più recenti sul microbiota umano. Note[1]?. Marc-André Selosse, Jamais seul : Ces microbes qui construisent les plantes, les animaux et les civilisations p.185 Édition Actes Sud 2017[2]?. Vedi l’opera di Itsuo Tsuda (9 libri), pubblicati dal Courrier du Livre, in corso di traduzione in italiano per Yume Editions, e di Haruchika Noguchi, 3 libri in inglese pubblicati dalle edizioni Zensei[3]?. Itsuo Tsuda, Le Dialogue du Silence, le Courrier du Livre, 2006 (1979) p. 64-65.[4]?. Marc-André Selosse, op. cit. p.156[5]?. Vedi l’articolo: Marc-André Selosse : La disparition silencieuse des SVT sur Café pédagogique[6]?. Marc-André Selosse, op. cit. p.156 et p.197[7]?. Marc-André Selosse, op. cit. p.169

Seitai

I principi Seitai, che si possono perfino assumere la qualifica di “filosofia Seitai” – modo di vedere, di pensare il mondo – furono elaborati da Haruchika Noguchi (1911-1976) nella prima metà del ventesimo secolo. Per riassumere brevemente (!), il Seitai è un “metodo” o una “filosofia” che include il Seitai soho, i Taiso, il Katsugen undo, il Katsugen soho, e il Yukiho. Pratiche che si completano, si interpenetrano, e costituiscono la vastità del pensiero Seitai di Haruchika Noguchi. Si può anche citare lo studio dei Taiheki (tendenze posturali), l’utilizzo del bagno caldo, l’educazione del subconscio, l’importanza della nascita, della malattia e della morte…Un’arte di vivere dall’inizio alla fine.

Oggi purtroppo il termine “Seitai” è abusato e designa tutto e il contrario di tutto. Alcuni operatori in terapie manuali si richiamano troppo facilmente al Seitai (Tsuda diceva che ci volevano vent’anni per formare un tecnico seitai!). Quanto ai ciarlatani che propongono di trasformarvi in qualche seduta? non ne parliamo neanche! L’ampiezza dell’arte di vivere, la comprensione globale dell’Uomo nel Seitai sembrano molto lontane. Se resta solo una tecnica da applicare ai pazienti, l’essenziale è perso. Se del Katsugen undo resta solo un momento per “ricaricarsi”, l’essenziale è perso.

Haruchika Noguchi e Itsuo Tsuda andarono entrambi ben oltre nella loro comprensione dell’Uomo. E i semi che hanno seminato, gli indizi che hanno lasciato affinché gli esseri umani potessero evolvere, sono importanti. Si può dunque parlare di una via, di Seitai-d?1? Poiché si tratta di un cambiamento di punto di vista radicale, di uno sconvolgimento, di un orizzonte totalmente differente che si apre.

Riprendiamo il filo della storia…

L’incontro con Haruchika Noguchi: l’individuo nella sua totalità

Itsuo Tsuda incontrò Haruchika Noguchi intorno al 1950. È l’approccio all’essere umano come proposto nel Seitai che l’interessò immediatamente. L’acutezza di osservazione degli individui presi nella loro globalità/complessità indivisibile che Itsuo Tsuda scoprì in Noguchi s’inscriveva nella prosecuzione di ciò che aveva attirato l’interesse di Tsuda in occasione dei suoi studi in Francia presso Marcel Mauss (antropologo) e Marcel Granet (sinologo). Itsuo Tsuda cominciò allora a seguire l’insegnamento di Noguchi e lo fece per più di vent’anni. Ricevette il sesto dan di Seitai.

«Il Maestro Noguchi mi ha permesso di osservare le cose in un modo molto concreto. Attraverso queste manifestazioni di ogni individuo è possibile vedere quello che agisce all’interno. È un approccio completamente diverso dall’approccio analitico: la testa, il cuore, gli organi digestivi, ognuno li considera secondo la sua specializzazione e poi, il corpo da una parte, il lato psicologico dall’altra, non è così? Ebbene, egli ha permesso di vedere l’uomo, cioè l’individuo concreto nella sua totalità.»1

La malattia concepita come un fattore di equilibrio

Tanto più che è precisamente negli anni cinquanta che Haruchika Noguchi, il quale aveva scoperto molto presto le sue capacità di guaritore, decise di rinunciare alla terapeutica. Creò allora la nozione di Seitai, cioè di “terreno normalizzato”.

«La parola ‘terreno’ intesa come l’insieme che costituisce l’individuo, il lato psichico e quello fisico insieme, mentre in Occidente si divide sempre in psichico, e poi fisico.»2

Il cambiamento di ottica di fronte alla malattia fu decisivo in questo riorientamento di Noguchi.

«La malattia è una cosa naturale, è uno sforzo dell’organismo che tenta di recuperare l’equilibrio perduto. [?] E’ bene che la malattia esista, ma bisogna che gli uomini si liberino dal suo assoggettamento, dalla sua schiavitù. È così che Noguchi è arrivato a concepire la nozione di Seitai, la normalizzazione del terreno, se si vuole. Non ci si occupa delle malattie, è inutile guarire. Se si normalizza il terreno, le malattie spariscono da sole. E inoltre, si diventa più vigorosi di prima. Addio alla terapeutica. Finita la lotta contro le malattie.»3

Yuki. Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©
Yuki. Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©
Un cammino verso l’autonomia

L’abbandono della terapeutica va anche di pari passo con il desiderio di uscire dai rapporti di dipendenza che legano il paziente al terapeuta. Noguchi desiderava permettere agli individui la presa di coscienza delle loro capacità ignorate, risvegliarli al pieno sviluppo del loro essere. Durante i vent’anni in cui i due uomini si sono frequentati, passarono lunghi momenti a parlare di filosofia, arte, ecc., e Noguchi trovò di cosa nutrire e allargare le sue osservazioni e riflessioni personali nella vasta cultura dell’intellettuale che era Itsuo Tsuda. Si costruì così tra loro un rapporto di arricchimento reciproco.

Itsuo Tsuda fu redattore della rivista Zensei, pubblicata dall’Istituto Seitai e partecipò attivamente agli studi condotti da Noguchi sui Taiheki, “tendenze posturali”. Come riporta un testo di Haruchika Noguchi pubblicato nella rivista Zensei del gennaio 1978, fu Itsuo Tsuda che avanzò l’ipotesi – validata da Noguchi – che il tipo nove, “bacino chiuso”, fosse l’archetipo dell’essere primitivo.4

La messa a punto del Katsugen undo da parte di Noguchi interessò particolarmente Itsuo Tsuda, che colse immediatamente l’importanza di questo strumento, in particolare per quanto riguarda la possibilità di permettere agli individui di ritrovare la loro autonomia, di non aver più bisogno di dipendere da nessuno specialista. Pur avendo coscienza e ammirando la precisione la portata profonda della tecnica del Seitai soho, Tsuda considerò che la diffusione del Katsugen undo fosse più importante dell’insegnamento della tecnica. Fu così che per sua iniziativa in Giappone si costituirono un po’ dappertutto dei gruppi di Movimento rigeneratore (Katsugen kai).

Conferenza d'Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©
Conferenza d’Itsuo Tsuda. Foto di Eva Rodgold©

Itsuo Tsuda ha privilegiato la diffusione del Katsugen undo in Europa come porta d’entrata verso il Seitai.

Oggi, anche in Giappone, il Seitai soho ha preso un orientamento che lo avvicina a una terapia. Un problema: una tecnica da applicare. Il Katsugen undo diventa una specie di ginnastica “light” di benessere, di distensione. Si è lontani dal risveglio dell’essere vivente, della capacità autonoma del corpo di reagire a cui si fa riferimento nel Seitai di Haruchika Noguchi.

L’esercizio di yuki, alfa e omega del Seitai, si pratica ad ogni seduta di Katsugen undo. Così, benché Tsuda non abbia insegnato la tecnica del Seitai soho, ne ha trasmesso l’essenza, l’atto più semplice, questa “non tecnica” che è yuki. Quella che ci serve tutti i giorni, quella che sensibilizza progressivamente le mani, il corpo. Questa sensazione fisica, reale, sperimentabile da tutti, è oggi troppo spesso considerata come una tecnica speciale, riservata ad un’élite. Si dimentica che è un atto umano ed istintivo. Anche la pratica del Katsugen undo mutuale (con un partner) si perde, persino nei gruppi che hanno seguito l’insegnamento di Tsuda. Che peccato! Perché attraverso yuki e il Katsugen undo, il corpo riscopre le sensazioni, quelle che non passano per l’analisi mentale. Questo dialogo nel silenzio, che ci fa scoprire l’altro dall’interno e che ci riporta dunque a noi stessi, al nostro essere interiore. Yuki e Katsugen undo sono per noi strumenti indispensabili, raccomandati da Haruchika Noguchi, per avviarci verso un “terreno normale”.

Ma il tempo passa e le cose si deformano, così come le parole di saggezza di alcuni diventano oppressioni religiose… Poco a poco il Katsugen undo non è niente di più che un momento per “ricaricarsi”, distendersi e soprattutto per non cambiare niente della propria vita, della propria stabilità. Il Seitai, un metodo per dimagrire dopo il parto… Mentre si tratta di un orientamento della vita, di un pensiero globale. Il passo immenso che fece Haruchika Noguchi uscendo dall’idea della terapeutica è un grande passo avanti nella storia dell’umanità. La comprensione globale dell’individuo, la sensibilità al ki, ritrovare sufficientemente sensibilità, centro di se stessi, per ascoltare il proprio corpo e agire liberamente.

Non si tratta neanche di opposizione tra metodi, teorie, culture. Si tratta puramente e semplicemente di evoluzione dell’umanità.

Manon SoaviNote:1)  Itsuo Tsuda, Intervista a France Culture, il Maestro Tsuda spiega il Movimento rigeneratore, emissione N° 3, primi anni 80.2) Itsuo Tsuda, Intervista a France Culture, op. cit., puntata N° 4, primi anni 80.3) Itsuo Tsuda, Il Dialogo del Silenzio4)  Sui Taiheki, consultare Itsuo Tsuda, Il Non-Fare, Yume Editions, (2014)

Seitai e vita quotidiana #4

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Buongiorno Malattia #1

Intervista a Régis Soavi sul Katsugen Undo (o Movimento rigeneratore), una pratica elaborata da Haruchika Noguchi e diffusa in Europa da Itsuo Tsuda: articolo di Monica Rossi pubblicato sulla rivista “Arti d’Oriente” (num. 4 / maggio 2000).

” Dopo aver letto i libri di Itsuo Tsuda (1914-1984), affascinata dalle sue argomentazioni che spaziano liberamente tra l’Aikido, i bambini e il modo in cui nascono, le malattie e i ricordi di Ueshiba Morihei e di Haruchika Noguchi, volevo saperne di più: mi era rimasta la sensazione che qualcosa mi sfuggisse.

Ho cominciato la mia investigazione su cosa consistesse effettivamente questo Movimento rigeneratore (katsugen undo) di cui parla Tsuda, un movimento spontaneo del corpo che sembra poterlo rimettere in equilibrio senza aver bisogno di intossicarlo con le medicine. Concetto antico, ma tuttora rivoluzionario, soprattutto nella nostra società. Non sono riuscita a ottenere risposte soddisfacenti alle mie domande: chi aveva praticato il Movimento rigeneratore non riusciva a descrivermi che cosa fosse; la risposta era sempre: « devi provare per capire; e la prima volta rimarrai sicuramente un po’ scossa ». Così mi sono decisa. La scuola che fa riferimento agli insegnamenti di Itsuo Tsuda è a Milano la Scuola della Respirazione. Lì si praticano Aikido e Movimento rigeneratore (in sedute separate). Per poter frequentare le sedute di movimento, però, bisogna prima frequentare uno stage condotto da Régis Soavi, che ha portato avanti il lavoro di Tsuda in Europa, durante un week-end.Regis Soavi en conférence

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Kokoro

Testo di Haruchika Noguchi, fondatore del Seitai e del Katsugen undo.

Guillemet

Il kokoro che risiede nel più profondo dell’uomo possiede delle facoltà inestimabili; le sue possibilità sono tanto illimitate e inesauribili che, se si unifica il ki e lo si concentra tutto in esso, non ci si ritroverà mai incapaci o impotenti. Tutto cambia, e non solamente il corpo, quando il ki si centra e si concentra nel kokoro. Coloro che lo mettono in pratica mi commentano in seguito i cambiamenti vissuti.

noguchi haruhika
Haruhika Noguchi Photo : Seitai Kyokaï
Molti associano la parola kokoro alla volontà, ma questa, di fatto, non possiede virtù proprie; invece, al posto di pretendere di riuscire qualcosa a forza di volontà, se visualizziamo semplicemente che ci arriveremo, il nostro desiderio diverrà realtà. Chiunque sa utilizzare il proprio kokoro vedrà la realizzazione dei propri desideri.Dalla notte dei tempi ad oggi l’essere umano ha inventato un numero incalcolabile di cose. Ecco qui una tavola. Questa non esiste da sempre, è nata dall’uso della visualizzazione. La visualizzazione precede sempre ciò che esiste; solo dopo interviene la parola. Se noi procediamo in questo stesso ordine, passo passo, senza deviare e con fermezza, il nostro desiderio si realizzerà. Allora i diversi mondi attraverso i quali evolve l’Umanità si amplieranno ulteriormente. L’uomo è così.Chiunque non sente più emergere il desiderio nel proprio kokoro è vicino alla fine; anche se si mantiene in vita è già a metà morto. Chiunque non sperimenta più dei nuovi desideri diventa vile e manca di slancio. Se tutti realizzassero che grazie al kokoro si aprono dei nuovi cammini nella vita, se si moltiplicassero coloro che lo sanno, io proverei una grande gioia.Ultimamente osservo gli occhi dei bambini dell’asilo: quanti hanno già perso la loro fiamma! E lo constato ancora di più tra i bambini delle elementari. Questo è dovuto, credo, al fatto che siano già condizionati dall’istruzione ricevuta, hanno perso la motivazione, hanno già ucciso il loro desiderio. Che peccato. Se tutti noi collaborassimo a creare un mondo in cui brillino gli occhi di tutti i bambini e dei giovani, e in cui anche s’illuminassero tanto i nostri quanto quelli di coloro che ci circondano, allora il mondo evolverebbe più vivo e più gioioso.”

Testo preso dalla rivista Zensei (Barcellona) n° 28, (1° trimestre 1982)Tradotto dallo spagnolo in francese ed italiano dalla Scuola Itsuo TsudaTitolo in spagnolo: EL CORAZONAutore Haruchika Noguchi

© Seitai Kyokai, Zensei,1-9-7 Seta, Setagaya-Ku, Tokyo, Japon

Haruchika Noguchi

Nacque a Ueno, quartiere di Tokyo, nel settembre 1911. Tutto cominciò all’età di tre o quattro anni quando si stupì di aver alleviato il mal di denti a qualcuno semplicemente posandovi le mani: era un bambino, le sue mani andavano verso il bersaglio, senza rendersi conto di ciò che faceva. Il suo primo exploit lo compì a dodici anni, quando procurò la guarigione dei suoi vicini che soffrivano di dissenteria, dopo il grande terremoto che colpì la regione di Tokyo nel 1923. A quest’età cominciò a ricevere persone che gli domandavano di esser curate. All’epoca non aveva alcuna conoscenza, nemmeno elementare, di anatomia e di medicina. Adolescente, cominciò a prendere coscienza delle conseguenze dei suoi atti. All’inizio credeva, come accade a quasi tutti i guaritori, di avere un potere eccezionale, che solo lui possedeva. In questo trovò la propria vocazione, ma non si fermò a questo stadio e continuò. Da autodidatta studiò tutti i metodi terapeutici orientali ed occidentali. A quindici anni aprì un dojo a Iriya. A diciassette anni formulò Precetti della vita piena (Zensei Kun), che permettono di comprendere meglio il suo pen­siero. Nel 1930 scrisse Riflessione sulla vita integrale, testo sorprendente per un giovane che aveva allora solo diciannove anni.haruchi ka noguchi créateur du seitaiFu negli anni Cinquanta che il Maestro Noguchi cambiò totalmente orientamento. Attraverso la propria esperienza pratica e studi personali arrivò alla conclusione che nessun metodo di guarigione può salvare l’essere umano. Abbandonò la terapeutica, concepì l’idea di Seitai e il Katsugen undo. La salute è una cosa naturale che non richiede nessun intervento artificiale. La terapeutica rafforza i rapporti di di­pen­denza. Le malattie non sono cose da guarire, ma delle occasioni di cui bisogna approfittare per attivare l’organismo e riequilibrarlo. Decise quindi di smettere di guarire le persone e di diffondere il Katsugen undo e yuki, non prerogativa di una minoranza, ma atto umano e istintivo.Nel 1956 creò l’Associazione Seitai, ancora oggi riconosciuta e appoggiata dal Ministero dell’Educazione Nazionale (non il Ministero della salute) del Giappone.Insegnò direttamente ai membri dell’associazione, tenne conferenze in tutto il Giappone. Lasciò molti libri.Ebbe quattro figli con la moglie Akiko (1916~2004).Nel 1976 morì a sessantaquattro anni nella sua casa di Tokyo, circondato dalla famiglia.Estratti dall’opera di Itsuo Tsuda e dalla biografia del sito www.seitai.org

Dal Filosofo del Ki #2

Seguito e conclusione del reportage pubblicato sulla rivista “Question de” nel 1975, realizzata da Claudine Brelet (antropologa, esperta internazionale e donna di lettere francese) a Itsuo Tsuda.Itsuo tsuda Katsugen undoPartita #2Si possono “fondere” respirazione e visualizzazione?– Effettivamente, la visualizzazione costituisce uno degli aspetti del Ki. La visualizzazione gioca un ruolo fondamentale, primordiale nell’Aikido. È un atto mentale che produce effetti fisici. La visualizzazione fa parte dell’aspetto “attenzione” del Ki. Quando l’attenzione è localizzata, ferma al polso, per esempio, la respirazione diventa superficiale, perturbata…si dimentica tutto il resto del corpo.Leggere di più