di Régis Soavi.
«Il Seitai 整体 ha, prima di tutto, a che fare con l’individuo nella sua individualità, e non con un uomo medio secondo un calcolo statistico. La vita stessa è invisibile ma, manifestandosi negli individui, dà luogo ad un’infinità di formule diverse.1» ( (Tsuda Itsuo)
Seitai: filosofia o terapeutica?
Il Seitai, e il suo corollario il Katsugen undo 活元運動 (2), sono riconosciuti in Giappone dagli anni sessanta dal Ministero dell’educazione (oggi Ministero dell’educazione, della cultura, degli sport, della scienza e della tecnologia) come un movimento d’educazione. Non sono riconosciuti come una terapeutica – che sarebbe riconosciuta dal ministero della sanità. L’ambiguità tra i due viene tuttavia mantenuta da un gran numero dei suoi divulgatori.
Dalla pubblicazione nel corso degli anni settanta dell’opera di Itsuo Tsuda, il Seitai fa sognare tra le fila delle numerose persone che si interessano alle tecniche New-age, Orientalisti o altri. Talora ci si improvvisa tecnici, talora si aggiungono degli “ingredienti seduttori” come scriveva lo stesso Tsuda sensei. È tempo di mettere un po’ d’ordine, di tentare di richiarire tutto questo, e per questo basta fare riferimento tanto all’insegnamento di Itsuo Tsuda che ai testi originali del creatore di quest’insegnamento, di questa scienza dell’umano, di questa filosofia.
Haruchika Noguchi sensei
Questo Giapponese, fondatore dell’Istituto Seitai (3), è l’autore di una trentina di libri di cui tre sono stati tradotti in inglese. È anche lo scopritore di tecniche che permettono di far scattare il Movimento rigeneratore in quanto ginnastica del sistema involontario (4). Molto giovane, Haruchika Noguchi 野口晴哉 scopre di avere una capacità che pensa sia unica e “extra-ordinaria”: quella di “guarire le persone”. Questa capacità, la scopre in occasione del grande terremoto del 1923 che devasta la città di Tokyo, alleviando una vicina che soffre di dissenteria, semplicemente posandole la mano sulla schiena. Molto rapidamente la voce si diffonde, e le persone si precipitano all’indirizzo dei suoi genitori per ricevere delle cure. Egli si accontenta di posare le mani sulle persone che se ne vanno alleviate dai loro malanni. Comincia allora una carriera di guaritore, ha solo dodici anni, la sua reputazione assume una tale ampiezza che all’età di quindici anni apre il suo primo dojo nella stessa Tokyo. Ma Noguchi sensei si pone delle domande: qual è la forza che agisce quando posa le mani e perché lui solo detiene questo potere? Invece di approfittare di ciò che pensa essere un dono e sfruttarlo, ricerca, s’interroga, comincia a studiare come autodidatta. Per anni ricerca delle soluzioni ai problemi che gli pongono i suoi clienti attraverso le conoscenze che provengono dall’agopuntura dell’antica medicina tradizionale cinese, che studia con suo zio, dalla medicina giapponese (kampo 漢方), dai diversi tipi di shiatsu e kuatsu, e anche dall’anatomia occidentale, ecc. La sua fama è tale che viene conosciuto e riconosciuto anche internazionalmente. Incontrerà infatti in seguito numerosi terapeuti alcuni dei quali sono già, o diventeranno, famosi, come Masahiro Oki, il creatore dell’Oki-do Yoga, o Akinobu Kishi sensei, creatore dello shiatsu Sei-ki, o anche, più conosciuto in Francia, Moshé Feldenkrais, con cui avrà degli scambi in numerose occasioni. Ma ha già compreso che questa forza che sente in sé non gli appartiene in quanto individuo, e che esiste invece in tutti gli esseri umani ed è ciò che chiamerà più tardi la forza di coesione della vita.
Il Seitai: una visione globale
È negli anni cinquanta che il Maestro Noguchi cambia completamente orientazione. Attraverso la propria esperienza pratica e i propri studi personali, giunge alla conclusione che nessun metodo di guarigione può salvare l’essere umano. Abbandona la terapeutica, concepisce l’idea di Seitai e il Katsugen undo. Già in quel periodo dichiara: «La salute è una cosa naturale che non richiede alcun intervento artificiale. La terapeutica rafforza i rapporti di dipendenza. Le malattie non sono delle cose da guarire, ma delle occasioni di cui bisogna approfittare per attivare l’organismo e riequilibrarlo» (5), tutti temi che riprenderà più tardi nei suoi libri. Decide quindi di smettere di guarire le persone e di diffondere il Katsugen undo, così come yuki 愉氣 (6), che non è la prerogativa di una minoranza, ma un atto umano e istintivo.
La conclusione cui giungono le ricerche fatte da Haruchika Noguchi sensei ci porta a vedere il Seitai come una filosofia – e quindi non come una terapeutica – ed è lui stesso che lo definiva così nei suoi libri (7). Ciò non vuole dire che quello che faceva e insegnava non avesse conseguenze sulla salute, bensì il contrario perché il suo ambito di competenza era al servizio delle persone e consisteva nel permettere agli individui di vivere pienamente. Malgrado ciò un certo numero di persone, sia alla sua epoca sia oggi, sono state infastidite da un’opinione così radicale e ciò portò, per chi voleva vedere e comprendere solo secondo la propria opinione, una confusione tra cose di natura diversa. Ne conseguì che esse privilegiarono il sostegno alle persone a scapito del risveglio dell’essere.
L’abilità tecnica di questo grandissimo maestro era unanimemente riconosciuta in Giappone, era stato anche il presidente dell’associazione dei terapeuti manuali nel periodo prebellico. Ma il suo lavoro, che considerava un accompagnamento, una guida, un’orientazione Seitai, andava molto al di là del guarire le persone che si recavano da lui, si trattava piuttosto di permettere ad ognuno di ritrovare la propria forza interiore e per questo era di un’incredibile efficacia.
Spiega che molto spesso è il Kokoro 心 (8) che è affetto, che è perturbato e che basta condurre questo Kokoro nella buona direzione perché la persona ritrovi la salute che aveva perso. Fare scorrere il Ki nella buona direzione era la sua tecnica privilegiata, questo può sembrare piuttosto facile, ma le cose stanno in tutt’altro modo. Non ci si improvvisa guida Seitai, non si tratta di cercare tramite dei trucchi di stimolare questa o quella parte del corpo ma di comprendere, di sentire da dove viene il problema per permettere questo scorrere del Ki nella buona direzione e per far lavorare la vita. Noguchi sensei aveva un’intuizione straordinaria e la qualità delle sue sensazioni, la finezza della sua osservazione ne facevano veramente un uomo eccezionale e anche qualcuno che alcuni dei suoi contemporanei consideravano temibile da un certo punto di vista a causa della sua estrema perspicacia.
Un sogno
La salute è diventata un sogno tecnologico. Siamo passati dalla concezione del diciannovesimo secolo, così ben riassunta da Jules Romain nella sua opera teatrale Knock ou le Triomphe de la médecine, in cui si considera che ogni persona in salute è un malato che non sa di esserlo, alla concezione del ventesimo secolo che pretendeva di sradicare la malattia grazie alla chimica farmaceutica e ai raggi. Il ventunesimo secolo, invece, ci propone di risolvere tutti i problemi con la genetica o il transumanesimo.
L’analisi si vuole sempre più minuziosa, si è passati dalla dissezione al sequenziamento. Tagliando l’essere umano in pezzi sempre più piccoli, fino alle cellule e ora ai geni e anche di più, si perde di vista l’insieme, ci si allontana dalla nozione di individuo (dal latino individuum: ciò che è indivisibile) e curiosamente la conseguenza è che si è obbligati a trattare l’umano in generale e non più in particolare. L’essere umano appare come un accumulo di parti. Ogni parte del corpo ha il proprio specialista, psichica compresa ovviamente, e tutti si occupano del sintomo del loro cliente. Per delle ragioni ideologiche o religiose, o quando il risultato atteso non arriva con la medicina classica, ci si rivolge verso le medicine chiamate parallele. Può trattarsi sia di metodi ancestrali di gran valore sia di piccole truffe. C’è attorno a noi una quantità di ricette diffuse da internet, e ritrasmesse dai nostri amici e conoscenti, ognuno dei quali pensa di detenere la soluzione ai nostri problemi di salute, di energia, o semplicemente a un qualsivoglia disturbo.
Il sintomo
Ci si accanisce a guarire il sintomo, perché è ciò che ci disturba. Certo, non si può negarne l’importanza, è il segno, spesso il rivelatore, di un problema che non si era ancora percepito. Ma è anche e soprattutto la manifestazione del lavoro dell’organismo per risolvere la difficoltà. Spesso i problemi del corpo sono compresi male e li si vuole risolvere il più velocemente possibile senza cercarne realmente la causa profonda. Basta far scomparire il sintomo perché tutti siano contenti, perché si pensi di essere guariti, mentre molto spesso si è semplicemente scostato il problema e, a volte persino, impedito al corpo di reagire.
Il corpo ha delle ragioni che la ragione non conosce
Non esiste un corpo perfetto e immutabile, il corpo si muove senza sosta all’esterno come all’interno, è la vita stessa che vuole questo. Ma bisogna pur prendere in considerazione che questo movimento o piuttosto questi movimenti sono anche il risultato delle nostre tendenze corporali, che queste derivano dalla nostra nascita, dai nostri geni, così come dall’uso che facciamo del nostro corpo tramite il lavoro, lo sport, le arti marziali, e quindi in generale tramite qualsivoglia attività. Per esempio, c’è un fenomeno piuttosto ricorrente nelle arti marziali e negli sport in generale: aver male a uno, o alle due ginocchia. La risposta più comune è trattare il dolore nel punto in cui si trova, anestetizzarlo, impedirgli di gonfiarsi, ecc. In realtà, in casi di questo tipo come in molti altri, si sta dimenticando oppure negando che questo fenomeno è una risposta naturale dell’organismo a un problema di ordine molto più vasto, un problema di postura o un cattivo utilizzo del corpo.
Haruchika Noguchi ci ha lasciato uno strumento estremamente prezioso che permette di comprendere meglio gli esseri umani in funzione della polarizzazione dell’energia (del Ki) nelle diverse regioni del corpo. Questo strumento, il concetto di Taiheki 体癖 (9), ci offre la possibilità di percepire l’individuo nel proprio movimento inconscio attraverso le abitudini corporali e quello che ne è il risultato. Noguchi sensei usava un sistema di comparazione basato sul mondo animale, concepito all’inizio delle sue ricerche come un’osservazione minuziosa del movimento umano, che ridusse per ragioni d’insegnamento a sei gruppi che comprendevano in tutto dodici tendenze principali. Ciascuno dei primi cinque gruppi è in relazione con un vertebra lombare e un sistema corporale (urinario, pelvico, polmonare, ecc.), l’ultimo invece descrive uno stato generale del corpo.
Queste tendenze che derivano dalla coagulazione e dalla stagnazione del ki hanno come causa gli irrigidimenti o le mollezze del corpo quando non riesce più a rigenerarsi, a rimettersi dalle fatiche che gli sono imposte.
Facciamo un esempio in modo da rendere la cosa concreta: molte persone hanno tendenza ad appoggiarsi più su un gamba che sull’altra. Questa tendenza può essere il risultato (tra le altre cose) del lateralismo o della torsione, come vengono chiamati nel Seitai, che sono come altre deformazioni corporali assolutamente involontarie; non sono altro che il risultato, la risposta dell’organismo che cerca di mantenere il corpo in equilibrio.
Nel caso della torsione, la gamba d’appoggio serve per prepararsi a scattare per attaccare o per difendersi, in tutti i casi per vincere; con il lateralismo si tratta piuttosto di uno stato che deriva da tendenze digestive e sentimentali con una deformazione a livello della seconda lombare, questo stato spinge alla concertazione, alla diplomazia. In questi due esempi, sarà sempre la stessa gamba che serve da punto d’appoggio ed è per questo motivo che supporta permanentemente la maggior parte del peso, quindi si affatica e tende a usurarsi maggiormente e a diventare rigida. L’insieme dell’organismo soffre di questa dissimmetria e, in particolare, ovviamente in primo luogo la colonna vertebrale. Per mezzo di un rigonfiamento dovuto a un apporto di liquido o grazie a un dolore, e spesso anche tramite entrambe le reazioni, l’organismo cerca di alleviare il ginocchio che porta il tributo più pesante, impedendoci di utilizzarlo fino alla guarigione, cioè fino a che non si ristabilisce l’equilibrio del corpo nel suo insieme. Se si impedisce questo sviluppo forzando lo sgonfiamento e sopprimendo il dolore, il corpo diventato insensibile continuerà ad appoggiarsi sullo stesso lato e la situazione peggiorerà. Il corpo cercherà di ritrovare l’equilibrio in tutti i modi, all’inizio rinnovando i problemi alle ginocchia appena ritrova la sensibilità in questo punto, poi poco a poco sono le anche che iniziano a compensare la mancanza di flessibilità e alla fine la schiena, cioè la colonna vertebrale, con tutte le conseguenze che si possono immaginare. Il mal di schiena non è considerato come il problema più comune nella nostra civilizzazione e anche forse come il “male del secolo”? La soluzione è sopportare il dolore in silenzio? Non è il punto di vista del Seitai, ma mantenere l’equilibrio dall’inizio, dalla nascita, consiste nell’accettare le piccole perturbazioni e nel guidare il corpo nella buona direzione nel quotidiano, giorno dopo giorno. Se non si sono rispettate le manifestazioni del proprio organismo diventa necessario passare attraverso un riapprendimento corporale, un riequilibrio lento ma profondo. Se invece non si accetta il lavoro del proprio corpo, bisognerà allora accettare la desensibilizzazione progressiva, l’irrigidimento progressivo e le sue conseguenze: una certa forma di Robotizzazione o l’indebolimento e l’incapacità di reagire.
Vivere Seitai
Noguchi sensei considerava che occuparsi dei bambini a partire dalla nascita era già tardi. I mesi della gravidanza, il parto, le prime cure da dare al bebé facevano parte integrante delle sue preoccupazioni riguardo la vita futura del bambino. Itsuo Tsuda sensei ci dà nei suoi libri numerose indicazioni sulla gravidanza, il parto, l’allattamento, la nutrizione, lo svezzamento, i primi passi, ecc. e in particolare nel quarto volume intitolato Uno. Il Seitai non stabilisce delle regole da seguire in ogni circostanza, non si tratta di trovare una buona soluzione ai problemi della prima infanzia, dell’infanzia, o dell’adolescenza come in un libro di puericultura o di pedagogia. Il Seitai si occupa delle manifestazioni della vita senza a priori, permette di guidare i genitori pur permettendo loro di sviluppare la propria intuizione grazie a un dialogo nel silenzio con il bebé e poi con il bambino piccolo. Per chi non ha avuto la fortuna, o a volte la possibilità di lasciare il corpo lavorare in funzione dei propri bisogni, restano ancora delle possibilità di ritrovare uno stato di salute? È a questo punto che interviene la pratica del Katsugen undo.
È una pratica di una grande semplicità che comincia con una condizione indispensabile: non pensare. Tsuda sensei chiamava ciò “svuotarsi la testa”. Ne La scienza del particolare, ci spiega cosa intende con quest’espressione: “Svuotare la testa! Se ne comprende la necessità oggi, che la testa è diventata una pattumiera nella quale la fermentazione continua ventiquattro ore su ventiquattro, per produrre l’inquietudine del presente, e la paura dell’avvenire.
Che cosa chiamiamo “svuotarsi la testa”? Non si tratta, beninteso, dello stato comatoso nel quale la coscienza è perduta. Si tratta di uno stato in cui la coscienza smette di essere perturbata dalla successione delle idee. Al posto della cerebralizzazione eccessiva, la vita comincia a risvegliarsi nelle parti del corpo fino ad allora lasciate in letargo.” (10)
La nozione di individuo nel Seitai
Per H. Noguchi sensei, l’essere umano diviso in parti non esiste, esiste sempre in quanto corpo unico.
Alla luce delle scoperte più recenti ci si rende conto, per esempio grazie alla teoria delle fasce, dell’interazione esistente tra le diverse parti del corpo, anche se sono a volte estremamente distanti tra loro. Alcune di queste teorie hanno permesso di riabilitare delle tecniche ancestrali provenienti da lontani paesi, finora incomprese nella loro profondità e molto spesso poco rispettate dalla scienza medica occidentale. Altre scoperte, riportate in particolare da M.-A. Sélosse nel suo libro Jamais seul (11), hanno messo l’accento sull’aspetto simbiotico dell’individuo, sull’interazione esistente tra i batteri e il corpo: l’essere umano non è più considerato in modo separato, la biologia moderna intravede in modo flagrante il suo carattere di simbionte. Una volta di più, una volta ancora dovrei dire, si è obbligati a considerare l’individuo nel suo insieme.
Ciononostante, malgrado un’epoca in cui le scoperte tecnologico-scientifiche hanno considerevolmente aumentato la conoscenza sull’essere umano, dal punto di vista del Seitai poche cose sono cambiate, resta lo stesso di sessanta o settant’anni fa; le cause che lo perturbano, che perturbano il suo Kokoro sono diverse, ma l’essere umano in sé resta lo stesso. Si può anche constatare purtroppo che numerosi corpi e menti sono più fragili al giorno d’oggi in cui le ideologie sulla salute hanno creato degli individui profondamente dipendenti da specialisti di ogni sorta, generando un certo tipo di alienazione a volte difficile da comprendere o da analizzare per chi non ha una visione d’insieme della società. L’abisso verso il cui fondo ci dirigiamo richiede che ognuno riprenda in mano se stesso in modo individuale ed è forse su questo che l’orientazione Seitai ci può chiarire: fornendo all’individuo uno strumento unico per ritrovare la propria autonomia, riappropriarsi della propria vita e viverla pienamente. È per questo che la pratica di Katsugen undo e lo Yuki sono le due attività proposte dalla Scuola Itsuo Tsuda, perché sono l’Alfa e l’Omega della pratica del Seitai.
Notes:
- 1 Itsuo Tsuda, Il Non-Fare, Yume editions, 2014, p. 77.
- 2 Traduzione italiana: Movimento rigeneratore (di Itsuo Tsuda).
- 3 Seitai Kyōkai 整体協会.
- 4 Si tratta più precisamente di un esercizio del sistema motorio extra-piramidale.
- 5 Haruchika Noguchi, Colds and their benefits, Zensei Publishing Company, trad. ingl.
- 6 Yuki: atto di concentrazione dell’attenzione che attiva la forza vitale dell’individuo.
- 7 Haruchika Noguchi, Order, Spontaneity and the body, Zensei Publishing Company,
- 8 Kokoro, cuore e spirito, facoltà di ragionamento, di comprensione, e volontà dell’uomo non come opposto alla sua dimensione corporea, ma come ciò che la anima.
- 9 Abitudini corporali.
- 10 Itsuo Tsuda, La scienza del particolare, Yume Editions, 2019, p. 167.
- 11 Marc-André Sélosse, Jamais seul, Actes sud, giugno 2017.